Quando l’America ce l’ha più duro…almeno in apparenza.

Ieri leggevo “il Venerdì” di “Repubblica” e ho trovato un articolo molto interessante…

“L’architetto americano Edward Boatman ha creato “The Noun Project” ( per vedere il sito del progetto clicca qui: http://thenounproject.com/ ) una grande raccolta di simboli per far comunicare persone con lingue diverse (…).”

Ve lo ricordate “Opens Signs” ( per vedere il sito del progetto clicca qui: http://www.opensigns.tk/ ) ? No, ovviamente. Era la mia tesi di laurea, come poteva affacciarsi nella vostra mente un progetto che non è stato non è e non sarà mai finanziato dal nostro Stato o da un privato qui nel Bel Paese.

E invece ieri si alza un americano dal letto gli viene in mente un’idea simile alla mia e zac! Ecco fatto.

Qualcuno gliela realizza e in un modo o nell’altro non rimane a ingiallire negli scaffali di un’illustre (?) università.

Per fortuna credo che le idee siano libere e non si vendono…per fortuna tengo più alle idee che altro. E sono contenta che qualcuno ce l’abbia fatta.

Jung parlava dell’ “inconscio collettivo” e di tante altre cose…io penso una cosa simile: che le idee circolano nel mondo, che lo vogliamo o no, viaggiano senza limiti spazio-temporali…chissà, forse, zitte zitte vanno di testa in testa in cerca del miglior acquirente e poi esplodono.

Il mio progetto si basava sull’intenzione di velocizzare la comunicazione e renderla a portata di tutti, abbattendo le barriere linguistiche, grazie all’ideazione di un sistema di segni condiviso a livello mondiale. Il progetto inoltre voleva svilupparsi soprattutto per la comunicazione nei nuovi media digitali che sono oggi il nostro maggior punto di riferimento per comunicare con tutti ovunque. Così dopo una lunga ricerca decisi di disegnare i primi 50 segni di base di questo nuovo linguaggio transnazionale.

Invece il progetto di Boatman vuole più semplicemente raccogliere i segni che già hanno una riconoscibilità a livello internazionale, per lo stesso scopo che avevo pensato anch’io: superare le barriere linguistiche, capirsi tutti e, come scrive “il Venerdì”, “parlare stando zitti”.

La mia ambizione era più grande, ed era quella di crearlo proprio un sistema di segni condiviso.

Perché nell’era dell’immagine questo è possibile, “se non ora quando?”, citando una frase ormai di moda.

Forse uno solo ci fa i soldi sulle idee e non certo qui in Italia, ma l’evoluzione è di tutti.

Quindi buona IdeAzione a tutti!

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ValeriaLobello
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